Il caso amaro di CampLab

CampLabCome forse sapete, o magari non sapete, durante la campagna elettorale delle amministrative del 2013, l’allora candidato Fossi si era inventato i CampLab, i laboratori civici che avrebbero permesso la partecipazione dei cittadini alle scelte programmatiche del candidato medesimo e del di lui partito. Ora, la partecipazione dei cittadini al governo è sempre una bella cosa; è un valore costituzionalmente protetto, ed è una cosa su cui ci si è interrogati a lungo e seriamente, a cominciare dal Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, ma anche in Italia, dove il tema derivato da Porto Alegre aveva ispirato il movimento del Nuovo Municipio nella cui carta c’è scritto, papale papale, che il nuovo comune partecipato intendeva trasformare gli enti locali da luoghi di amministrazione burocratica in laboratori di autogoverno. Nulla di tutto ciò nei CampLab del Fossi, molto più alla buona, alla viva il parroco insomma, dove ci si riuniva su temi decisi non si sa da chi, un po’ in famiglia (tra simpatizzanti, leccaculo e aspiranti tettatori della futura amministrazione); nulla c’era del tentativo audace e orgoglioso del nuovo municipio del farsi istituzione della partecipazione. Erano più incontri in famiglia, insomma, a far finta di discutere di politica. La riprova era infatti che, a rifletterci seriamente, come strumento di partecipazione i CampLab avevano fatto acqua da far paura, peggio dell’alluvione del ’66; Fossi le vinceva sì le elezioni, ma con il passo del gambero, perdendo 2.917 voti rispetto alle precedenti consultazioni amministrative (22,97% in meno). A voler essere coerenti, insomma, bisognava dedurne che non solo i CampLab non avevano aumentato la partecipazione dei cittadini (i votanti erano precipitati dall’84% al… 51%), ma nemmeno degli elettori del PD. Una roba da lasciar perdere insomma.

Libertà è partecipazione… quasi

E invece no; Fossi stupisce tutti e spariglia; i CampLab sono un modello di partecipazione e vanno reiterati oltre la fine della campagna elettorale. Uno potrebbe obiettare che non è che ‘sti CampLab abbiano dato tanto buona prova, e che se uno volesse aumentare il tasso di partecipazione, meglio varrebbe introdurre alcuni strumenti consolidati che altrove invece hanno dato buon esito, e che peraltro sono già stati approvati dal consiglio comunale; tipo il bilancio partecipato, per dirne uno. Ma troppa partecipazione è troppa; meglio puntare sui più tranquilli e soporiferi CampLab. E così nell’ottobre 2013 i CampLab resuscitano come Lazzaro dalla tomba e sono oggetto di due giornate, che hanno lo scopo di creare 4 cabine di regia con diversi attori dove si parlerà, secondo il divisamento dell’amministrazione, di innovazione, territorio, beni comuni e servizi dei cittadini per elaborare proposte che diventeranno “atti di governo”. Intanto parlano loro; a questi due giorni intervengon il Fossi medesimo, il vicesindaco, il presidente del consiglio comunale, un sacco di gente che non si capisce che cazzo c’entri: certo Massimo Giusti, certo Leonardo Sacchetti, certo Ernesto Ferrara, certo Andrea Savelli, certo Cristiano Lucchi, certo Angelo Cimarosti, certo Rosario esposito La Rossa, certo Falco Joannes Bargagli Stoffi. Per ora partecipano questi qui. Poi a novembre 2013 partono i famosi CampLab, che ripetono più o meno la macchietta della campagna elettorale, forse anche meno; ma che sono lo stesso un grande successo, tanto che la Giunta rileverà con soddisfazione estrema che agli incontri hanno partecipato in media ben 15 persone –circa. Essendo 4 gruppi, 60 persone –circa. Sai che partecipazione. Però c’è soddisfazione; i facilitatori dei 4 gruppi si presentano tutti insieme a Villa Rucellai l’11 dicembre 2013 e presentano i materiali usciti dai gruppi medesimi, che la Giunta si studia come le cose sante e a verificare la fattibilità tecnico/amministrativa delle proposte partorite dai valorosi 60. E qui c’è il trucco; si tratta delle stesse modalità previste dal bilancio partecipato, che però, dove lo fanno come dio comanda, il momento assembleare è organizzato e controllato dai cittadini stessi, mica dai facilitatori e dai coordinatori scelti dal comune nell’ambito della prosecuzione della campagna elettorale e sotto il benevolo e paterno controllo dell’amministrazione che decida i temi su cui si deve discutere. Dove lo fanno così? Per esempio al VII Municipio di Roma (dove infatti i cittadini mettono becco sulla politica edilizia, e perciò le assemblee contano centinaia di partecipanti, mica 60). Se la storia finisse qui, sarebbe la narrazione del tentativo piuttosto miserevole dell’amministrazione Fossi di darsi una patina di democrazia partecipativa, che fa finta di essere tanto tanto inclusiva tanto le decisioni prese nelle segrete stanze, e quelle chi le mette in discussione?, e che costa poco. Costa poco? Ahimè, non sarà nemmeno così.

Un infortunio amministrativo

Il successo oceanico di cotanta partecipazione e la compiuta democraticità dell’amministrazione campigiana non può mica essere gratis, no? Le giornate del 19-20 ottobre chi le paga, visto che devono venire tutti questi tizi che non si sa che cazzo c’entrino, ma che fanno figura? E chi le pagherà? Ma il comune, che pure ha una pletora di personale, ma che mica può mettersi a organizzare queste cavolo di giornate per conto suo. Si dà tutto in outsourcing, con la solita formula dell’associazione di volontariato disponibile. Dunque c’è da prenotare qualche albergo (il comune non lo può fare da sé), c’è da richiedere i permessi previsti per legge (molti dei quali li dà il comune, che però non lo può fare lui lì), da pagare la SIAE (boh.. perché la SIAE?). Ora, se il comune non lo può fare, chi meglio di una bella Società Sportiva Dilettantistica, iscrizione al Coni n. 145782, al secolo la Polisportiva 2M, che evidentemente per queste pratiche burocratiche ha tutte le professionalità che mancano al comune. La Polisportiva medesima, con lettera del 26 settembre 2013, accetta di organizzare il tutto per conto del comune dietro regolare corresponsione del rimborso spese. E la giunta, con delibera 214 del 1 ottobre 2013, delibera di affidare alla polisportiva l’incarico. La Polisportiva ottempera, l’amministrazione scrive tutta giuliva del successo oceanico di tutti questi tizi che si continua a non sapere che cazzo c’entrino; e nel frattempo, il 15 ottobre 2013, il responsabile dello Staff del sindaco (componente del gruppo di amici incompetenti) Carlo Andorlini, determina l’impegno di euro 10.400,00 per coprire il rimborso spese che prima o poi la Polisportiva esigerà. Ora, la determina è, dal Dgls. 165/2001, l’atto di spesa nel quale si sostanzia l’autonomia del dirigente. Solo un dirigente può assumere una determina nell’ordinamento della Pubblica Amministrazione italiana. E se Andorlini, voluto personalmente dal sindaco, è stato inquadrato come dirigente, vuol dire che ha certe capacità. Perché allora la determina comporta un impegno di spesa se la Polisportiva non ha minimamente quantificato le spese che occorreranno per l’organizzazione della manifestazione? Alla lettera del 26 settembre non è infatti allegato alcun preventivo dettagliato e di solito le determine si assumono quando è certa la cifra da impegnare. Se non si sa quando si spenderà, come capita per le riparazioni urgenti in cui non c’è tempo per chiedere preventivi, si assume la determina quando c’è la fattura. Invece Andorlini impegna 10.400,00 euro. Come esce fuori questa cifra, se la manifestazione si deve ancora svolgere e i giustificativi di spesa ancora non ci sono? E perché solo 6.400,00 dei 10.400,00 sono impegnati sul capitolo di spesa 400 sc 01 “spese per attività culturali” mentre il resto (4.000,00 euro) va sul capitolo 697 “contributo per attività e sviluppo dell’associazionismo”? Si tratta di un infortunio amministrativo o è un compenso a nero gabellato come rimborso spese?

Liber viene da Liberare

La lettura dei libri, si sa, è attività propria degli uomini liberi, perché rende liberi. E siccome il solito Andorlini è uomo colto e sa che “la partecipazione sia come cultura del civismo e della corresponsabilità sia come impegno che nasce dal continuo e costante confronto con la gente” è il punto qualificante di questa Amministrazione, bisognerà proprio divulgare tutto il ricco, ricchissimo materiale prodotto dai valorosi 60 realizzando un libro, Di qui, oltre ad avere già speso la bellezza di venti milioni di vecchie lire per questa amenità, ecco la seconda pensata: chiedere alla IDEST quanto possa costare la stampa di un numero limitato di copie di un simile volume. La IDEST risponde con lettera del 18 dicembre 2013, stavolta con un preventivo come Dio comanda, offrendosi anche di fare il lavoro di editing (evidentemente l’italiano anzi l’itagliano zoppicava). Quindi, come da determina n. 1 del 24 dicembre 2013, un numero limitato di… 1.500 copie costerà altre 7.200,00. Ora, chi conosce un po’ l’ambiente librario sa che nella saggistica la vendita di un testo va dalle 500 alle 1.500 copie; un saggio che venda 500 copie è un successo, mentre un saggio che ne venda 1.500 è un grande successo. Ciò detto, realisticamente, quante copie ci si può aspettare che venda il libro dei magnifici 60? La risposta è ovvia: zero. Ai cittadini non gliene frega nulla, sennò sarebbero intervenuti ai CampLab medesimi. Ai 60 forse, ma comunque 1500 diviso 60 fa 25 copie a testa. Troppe anche per loro. Dunque è facile prevedere che anche questa tiratura finirà in qualche scantinato, come tante altre precedenti, per la gioia di topi e di tarli –a parte le copie regalate dal sindaco a varie personalità con cui si illuderà di fare bella figura (perché la personalità butterà subito il libro nella differenziata). E con questo il totale va a 17.600,00 euro: 35 milioni delle vecchie lire, troppi per l’ego ipertrofico di una classe politica che magnifica se stessa a spese nostre e che maschera appena la propria insipienza amministrativa, producendo determine farlocche e rimborsi spese dietro la presentazione di nessun giustificativo di spesa. Secondo noi le spese oggetto di rimborsi (ricordiamo ancora una volta che si tratta di soldi pubblici) devono essere tutte documentate con fatture e scontrini per comprovarne la spesa effettiva sostenuta dall’associazione. Ma, come ci ha detto una volta il sindaco in persona, questo è il nostro stile amministrativo. A parte che ci sembra uno stile amministrativo un po’ del cazzo, più da Re Sole che da amministratore tenuto, come da codicistica, al buon senso del padre di famiglia, è proprio questo il guaio. E’ uno stile amministrativo. Per cui se qui sono ancora solo 17.400,00 euro, poi si passa alla disinvoltura con cui si affidano servizi e lavori alle varie associazioni di volontariato, citiamo l’associazione anziani, tanto per non fare nomi che becca € 97.000,00 Esentasse. Diconsi novantasettemila (determina 165 del 24/12/2013) per attività varie di natura sociale e di sorveglianza spazi pubblici. E qui dal caso si passa ai casi. Amari!

Il 24 gennaio si (ri)paga l’IMU: istruzioni per l’uso

IMUMa l’IMU non era stata abolita? Sì. Anzi no, a Campi si paga. E sugli alloggi in comodato gratuito si paga? No. Anzi sì (meschina figura per il sindaco, che prima annuncia [1] e poi smentisce [2]). Abbiamo voluto capire cosa è successo e ne è venuta fuori una storia lunga due pagine, ci vuole pazienza e stomaco. In compenso ieri (alla buon’ora!) dal Comune [2] sono arrivate le istruzioni: 16 pagine sconsigliate ai deboli di cuore. Affrettatevi a trovare un commercialista, altrimenti sull’F24 in banca ci potete mettere i numeri del lotto.

L’edificante storia della mini-IMU

Com’è noto (almeno, si spera che sia noto, perché l’impressione è che i cittadini non siano stati minimamente informati dalle competenti autorità –dovremmo dire incompetenti, visto che mancano pochi giorni alla scadenza?) il giorno 24 gennaio 2014, salvo proroghe governative, scadrà il termine per il pagamento della MINI-IMU 2013. Per chi non lo sapesse, quel giorno nei comuni che hanno aumentato l’aliquota IMU rispetto a quella media decisa dal governo, dovranno pagare il 40% della differenza tra le due aliquote. Il comune di Campi rientra pienamente e totalmente in questa fattispecie: delibera C.C. 123 del 18 settembre 2013. Quindi a Campi si pagherà la mini-IMU. Ma come si fa a eseguire un calcolo tanto complicato? Il cittadino è in grado? Inutile cercar lumi sui siti di comunicazione istituzionale; solo mentre scriviamo, il comune di Campi, attentamente monitorato da noi nei giorni seguenti, si è deciso a pubblicare una nota sul proprio sito (altri comuni, come Empoli, si erano attrezzati per tempo), E per chi non ha internet? Tra l’altro, a occhio, ci pare un po’ tardino per chiedere un appuntamento a un CAF…Il disastro MINI-IMU è un esempio da manuale di incapacità di una classe politica che pretende dal cittadino ma non lo mette nemmeno in condizione di ottemperare ai propri obblighi (benché metta a carico del cittadino le fatture dell’acquisto di apparecchi comunicativi… ma poi quando ci sarebbe bisogno che comunica? Un cazzo). Dipanare la storia di questo disastro ci sembra un bel modo per viaggiare nel disastro di una classe politica non all’altezza nemmeno dei compiti più elementari, e che a questo punto bisogna concludere sia parte integrante della crisi che attanaglia il paese.

Diminuiamo le tasse

A giugno 2013 l’attuale governo decide di pagare una marchetta al partito di Silvio Berlusconi e di non far pagare la prima rata dell’IMU almeno per quanto riguarda la prima casa – senza distinguere ovviamente se la casa risparmiata era un castello o un miniappartamento in periferia. Quel partito, ma anche il governo medesimo, poterono così esultare sostenendo di avere diminuito le tasse nel 2013. Ovviamente, il mancato introito IMU apriva un problema di bilancio, soprattutto per i Comuni, che avevano già registrato le entrate IMU come certe, e che improvvisamente si trovavano privi di quell’entrata. Nella più classica soluzione all’italiana, il mancato introito fu ripianato con un aumento delle anticipazioni fiscali (di cui parleremo in seguito) e con un condono sulle attività inerenti al gioco d’azzardo, con i cui concessionari lo stato ha un contenzioso in corso. Com’era facile intuire, i concessionari, che ritenevano di avere ragione, si guardarono bene dall’aderire al condono, così che il mancato introito si rivelò ancora più grave quando si trattò di annullare anche la seconda rata dell’IMU a dicembre 2013 (nonostante il fatto che il partito di Berlusconi fosse uscito dalla maggioranza). L’affannosa ricerca di un modo per ripianare il buco fu trovata grazie a una clausola di salvaguardia: in caso di mancato gettito da parte delle misure tampone per il mancato introito IMU, sarebbe scattato un aumento automatico delle accise, ossia delle tasse che gravano su beni di monopolio come benzina, alcolici, gas. In tal modo, essendo le accise decise direttamente per legge, le entrate sarebbero state certe. Si sarebbe trattato però di un aumento monstre soprattutto per la benzina (già aumentata più volte a causa dell’aumento dell’IVA). Che a sua volta avrebbe avuto effetti inflazionistici generali. La soluzione tecnica, dopo affannosissime trattative tra le varie forze politiche, fu la seguente: la copertura dell’IMU 2013 sarebbe stata affidata a un aumento fino al 130% degli anticipi IRAP e IRES a carico delle imprese, e con un aumento delle accise per gas, energia e alcolici a partire dal 2015. E’ in questo modo che il governo si è potuto vantare di avere diminuito le tasse nel 2013. Ma ognuno può vedere che tale diminuzione è avvenuta: a) facendosi anticipare nel 2013 dalle imprese le tasse del 2014, quindi è ovvio che nel 2014 si dovrà affrontare un nuovo buco; b) aumentando altre tasse – ossia le accise. Solo perché i due termini temporali non coincidono, non significa che le tasse siano diminuite. Se i comuni hanno messo a bilancio oltre 2 miliardi di euro per introiti da IMU, oltre due miliardi di euro devono venire fuori – altrimenti i comuni non chiudono il bilancio. Che vengano dall’IMU, dalla IUC prossima ventura (altro capitolo che prima o poi sarebbe divertente aprire), o da altri, il livello di imposizione non cambia. Peraltro, visto che l’anticipo TARES e IRAP sarebbe gravato in larga misura sulle banche, il governo si è affrettato a concedere loro un regalone con la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. Ed è per quello che non hanno minimamente protestato.

A questo gioco vincono tutti

I comuni non sono rimasti spettatori in questa partita. Dopo giugno 2013, quando hanno capito che l’IMU sulla prima casa non sarebbe stata pagata, hanno avuto subito la tentazione di aumentarne l’aliquota. Il ragionamento era semplice; la tassa aumentava, ma i cittadini non si sarebbero incazzati perché tanto l’IMU non l’avrebbero pagata (in realtà l’avrebbero pagata con l’accise ma tanto anche gli amministratori comunali credono che i cittadini abbiano la sveglia al collo) e sarebbe lo Stato a ripianare la differenza, e in questa maniera si sarebbe incassato qualche soldino in più, utile a finanziare ulteriori sprechi come quello delle festività natalizie a Campi, dove, secondo le cifre date dallo stesso sindaco, si sono spesi 40.000 euro per una festa in piazza di 3.000 persone. Ci sembrano cifre gonfiate, ma anche a prenderle per buone il comune avrebbe speso 13 euro a persona partecipante. Mantenuta la stessa proporzione, il comune di Firenze, dove sono intervenute 150.000 persone, avrebbe dovuto spendere 1.950.000 euro. Sono cifre folli, megalomaniache, che un’amministrazione indebitata non dovrebbe neanche osare pensare di sperperare. Ma con il trucchetto dell’aumento dell’aliquota IMU si può. A questo gioco vincono tutti. E infatti tutti i comuni della Piana, tutti nell’estate 2013, hanno tutti aumentato l’aliquota allo stesso livello: 0,48 per mille (quella media era allo 0,40). Sarà lecito almeno sospettare che si sia trattato di un’azione concertata? C’è stata un’unica, rilevante eccezione: il comune di Firenze. Può darsi però che qui giocassero le ambizioni del sindaco, che doveva affrontare le primarie e che voleva vantarsi di non avere aumentato le tasse locali (e infatti se n’è vantato). Quando però a novembre 2013 è stato chiaro che gli introiti sostitutivi destinati a compensare il buco IMU andavano parecchio male, il Ministero dell’Economia e Finanze s’è rifiutato di restituire ai Comuni l’IMU calcolata con l’aliquota maggiorata, dicendosi disponibile a restituire solo quella calcolata con l’aliquota media. Di qui il panico dei comuni, che avevano già messo a bilancio le somme maggiorate, e frenetiche trattative tra forze politiche e sociali nel tentativo di far pagare a qualcuno le maggiorazioni. In quei giorni (qualcuno se ne ricorderà dalla lettura dei giornali) si pensò di tutto: nuovi aumenti sulle accise; nuove tasse sui giochi d’azzardo; la creatività non conosceva limiti, e tuttavia si scontrava con la dura realtà. Fino a che il Ministero, negli ultimissimi giorni di novembre 2013, trovò la soluzione che abbiamo indicato all’inizio. Poiché però quella soluzione non copriva del tutto la restituzione ai comuni dell’introito calcolato sulle aliquote maggiorate, si indicò un nuovo espediente: i comuni avrebbero fatto pagare ai cittadini, il 16 gennaio 2014, il 40% della differenza tra la tassa calcolata con l’aliquota media e quella calcolata con l’aliquota maggiorata. I comuni però non ci stavano ad affrontare l’impopolarità che derivava dalla misura e sperarono fino all’ultimo sia in un rinvio (che fu accordato, ma di pochi giorni: la nuova scadenza fu fissata il 24 gennaio 2014) sia in una misura sostitutiva. Non volevano infatti che i cittadini scoprissero il giochino. Ed è per quello che i comuni hanno dato pochissime informazioni e di malavoglia, e soprattutto non si sono preoccupati di preparare i bollettini con le cifre da pagare da inviare ai cittadini, come invece era stato chiesto fin dal novembre 2013; semplicemente, in tutto questo aspettare fino all’ultimo in una trovata geniale, in questo mercato delle vacche, non c’era più tempo. Che i cittadini si arrangiassero un po’.

E adesso, io?

La vicenda mini-IMU, per sconfortante che sia, se fosse un fatto isolato, non sarebbe un segnale di allarme così preoccupante. Ma non si tratta di un caso isolato. Sulla vicenda IUC, sulla vicenda degli aumenti per scatti di anzianità sullo stipendio degli insegnanti, sulla vicenda del Teatro Dante (a parte la vicenda del cambio del nome e della preparazione della stagione, già vergognose di per sé, un’occhiata al bilancio comunale ci fa ritenere che il teatro abbia già un deficit di circa 1.300.000 euro più altri 500.000 euro di debiti. Se fosse vero, il capitale sociale sarebbe già gravemente intaccato. C’è qualche straccio di forza politica che può confermare o negare questi numeri?) l’immagine del governo della cosa pubblica, a livello sia centrale che locale, fa spavento; si ha veramente l’impressione di una classe di incompetenti messi lì non si sa bene in base a quale titolo in perenne competizione per le poche risorse rimaste e del tutto incapaci di elaborare politiche di respiro per le comunità che si trovano ad amministrare – per disgrazia di queste ultime. Non è veramente una classe dirigente all’altezza di quello che il paese meriterebbe. E anche quelli che sembrano più nuovi, in questa vicenda hanno giocato ruoli deleteri. Ma di questo parleremo un’altra volta. L’unica cosa certa è che, perdurando questa classe dirigente, la luce che si intravvede in fondo al tunnel non è il sole, ma il Freccia rossa 9972 che viene verso di noi. A piena velocità

[1] Case in comodato gratuito esentate dalla seconda rata IMU (notizia smentita)
[2] Comune di Campi Bisenzio: IMU 2013

Bilancio del Comune: l’inizio del Fossi è peggio della fine del Chini

In Consiglio Comunale è arrivato il bilancio di previsione 2013: avete capito bene, siamo a fine Settembre e si fanno le previsioni per il 2013! È come fare di venerdì le previsioni del tempo per la settimana in corso. In compenso però – lo dicono gli esperti – le si fanno sbagliate.

Difficile leggere le carte: i Consiglieri hanno avuto solo 12 giorni per studiare le 200 pagine di documenti e capire come gireranno circa 50 milioni di euro. La Commissione si è riunita il giorno prima del Consiglio e non è riuscita neanche ad esaurire gli argomenti in discussione. A puro titolo di esempio: in cosa consiste una voce di 1,3 milioni spesi in immobili al capitolo “parchi e servizi tutela ambientale”? Di certo nessuno scandalo, ma la curiosità resta. Come tante altre simili.

Allora per dare un giudizio siamo costretti a fidarci del sindaco stesso, nella Relazione Previsionale e Programmatica, e del parere del Collegio dei Revisori.

I numeri del bilancio pluriennale (vedi tabella) fanno capire l’orientamento della Giunta: dal 2013 al 2014 la spesa complessiva aumenta (quindi niente spending review), ma si taglia su scuola, polizia municipale, ambiente e servizi sociali. Aumenta di molto invece la spesa per la viabilità. Quindi il futuro è già delineato: tutti in macchina a portare i figli a scuola e a scarrozzare gli anziani dal medico perché né gli scuolabus né i servizi sociali miglioreranno. In compenso sosta selvaggia per tutti: tanto ai vigili si tagliano le risorse! Con questi numeri non capiamo dove è finito il concetto di “comunità” tanto caro al Fossi in campagna elettorale.

Nella Relazione si legge che i punti di forza di Campi sono Galileo, GKN e Gigli; bisognerebbe chiedere ai lavoratori di queste realtà quanto si sentono considerati da questa Amministrazione. Con una certa faccia tosta si accenna anche alla risorsa turismo; e infatti nel bilancio a tale voce si dedica un bello 0%. In compenso si introduce la tassa di soggiorno, che i comuni limitrofi non hanno e che di certo penalizzerà i nostri esercenti.

Dalle carte scopriamo anche che il debito del Comune ammonta a 69 milioni di euro, cioè ogni cittadino (neonati compresi) ha un debito di circa 1500 euro che finirà di pagare forse nel 2038. Sarebbe stato opportuno illustrare a cosa è servito questo indebitamento (l’acquisto di Rocca Strozzi e Villa Rucellai? Il selciato di via Santo Stefano? Il rifacimento del teatro Dante? Cos’altro?) e sarebbe opportuno illustrare come e quando i cittadini hanno dato mandato all’Amministrazione di contrarre questo debito.

Ma la parte più importante è il parere del Collegio dei Revisori. Questi annotano con biasimo che per pagare il debito si utilizzano gli oneri di urbanizzazione. Cioè si intascano i soldi con cui si dovrebbero costruire strade e fognature e si usano per ripianare il debito. Avete capito come mai le infrastrutture non ci sono o fanno schifo?

Inoltre i Revisori avanzano dubbi che il Comune possa davvero incassare tutti gli oneri di urbanizzazione e l’evasione ICI messi a bilancio (ecco le previsioni sbagliate di cui si diceva). Si nota poi che il Comune è fuorilegge per l’indebitamento pari all’8,65% delle entrate, e sarà tale anche negli anni prossimi.

Il giudizio rispetto all’anno precedente è lapidario: “la situazione degli equilibri di parte corrente subisce ancora un peggioramento rispetto all’esercizio precedente passando da meno euro 928 mila a meno euro 1,5 milioni” (pag.14 del parere dei Revisori). Se il buongiorno si vede dal mattino…

Su questi elementi il Consiglio Comunale sarà chiamato ad approvare il Bilancio nella seduta del 30 Settembre prossimo, la cittadinanza è invitata.

L’intervento del MoVimento 5 Stelle nel Consiglio del 18 Settembre per ora non ha ricevuto repliche.

Domenica 7 Aprile: basta nocività nella piana

Dal sito http://pianacontronocivita.noblogs.org/:Domenica 7 Aprile 2013: basta nocività nella Piana

Assemblea per la Piana contro le nocività raggruppa comitati, gruppi politici organizzati, associazioni e singoli cittadini determinati a difendere il territorio e la salute di chi abita e lavora nella piana tra Firenze e Pistoia.

Un’occasione per conoscere le altre realtà della Piana impegnate nella lotta per la difesa del territorio.